Restaurazione dei Dieci Comandamenti di Dio (Restoration of the Ten Commandments of God) (RTCG) (fine anni '80-2000) e sette apocalittiche in Uganda

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Credonia Mwerinde, uno dei fondatori della RTCG

Premessa

La situazione generale dell’Uganda è stata contrassegnata negli ultimi 40 anni da gravi problemi politici, sociali e religiosi: dalla brutale dittatura di Idi Amin Dada (1924-2003) negli anni ’70, alla guerra contro la Tanzania nel 1978-1979, alla guerra civile tra 1981 e 1986, ed infine alla sanguinosa guerriglia oramai ventennale (dal 1987) portata avanti dall’Esercito della Resistenza del Signore (Lord’s Resistance Army) (LRA). A questo si aggiunge la piaga dell’AIDS, che negli anni ’90 aveva colpito più del 20% della popolazione locale.

Dal punto di vista religioso, la metà della popolazione ugandese è cattolica romana, eppure la fiducia nella Chiesa Cattolica è stata minata da vari scandali: perciò non ci si sorprenda, in una generale situazione di sfiducia, che siano comparsi degli auto-proclamatisi “messia” o che si siano sviluppati dei movimenti, anche se non sempre apocalittici, ai margini del cattolicesimo.

La fondazione

La fondazione del movimento per la Restaurazione dei Dieci Comandamenti di Dio (RTCG) viene fatta risalire al fenomeno delle visioni mariane nell’Africa orientale, la più famosa delle quali fu la serie di apparizioni nel 1981 (accettate dalla Chiesa Cattolica solo nel 2003) a sette veggenti di Kibeho, nel Rwanda, dove fu poi costruito il Santuario di Nostra Signora dei Dolori.
In Uganda, invece, il personaggio chiave di queste visioni fu Credonia Mwerinde (1952-2000?): nata da una famiglia cattolica [il padre, Paul Kashaku (1890-1991), era un catechista], da giovane si era trasferita a Kanungu (a 350 km. dalla capitale Kampala), dove, dopo una serie di disavventure personali, era finita come prostituta nel centro commerciale locale (anche se altre fonti affermano che lei fosse una negoziante, una cameriera o una fabbricante di Tonto, una birra ottenuta da banane).

In seguito ad un infelice matrimonio senza figli, una notte alla metà degli anni ’80 (probabilmente nel 1987), lei ebbe una visione della Madonna, che le rivelò che la Mwerinde non poteva avere figli perché Maria stessa aveva deciso di “trattenere” il figlio non nato. La visione si ripeté il giorno dopo (e molte volte a seguire) presso le vicine caverne di Nyakishenyi (non a caso, secondo le leggende locali, dimora di Nyabingi, dea della fertilità, sovrapposta, secondo un perfetto sincretismo, all’immagine cristiana della Vergine Maria), e la fama della veggente crebbe, particolarmente presso le donne con problemi di sterilità.

Va detto, comunque, che la capacità di avere delle visioni (in lingua locale: okubonekyerwa) era caratteristico della sua famiglia: infatti, il padre aveva già avuto una visione (negli anni ’60) della figlia morta, Evangelista, e nel 1988 ebbe addirittura una tripla visione di Gesù Cristo, la Vergine Maria e San Giuseppe.

Nel 1989, la moglie di un politico ugandese cattolico, Joseph Kibweteere (o Kibwetere) (1932-2000?), contattò Credonia Mwerinde, ed altre due santone del suo gruppo, Ursula Komuhangi e Angela Mugisha, facendole venire ad abitare in casa propria a Rwashamaire: l’interesse era anche dovuto al fatto che lo stesso Kibweteere aveva asserito di aver visto la Madonna nel 1984. La dimora di Kibweteere divenne ben presto il punto di riferimento per i fedeli, dai quali il gruppo di veggenti era percepito come cattolico, o perlomeno “cattolico di frangia”, sebbene non fu mai riconosciuto dalla Chiesa cattolica ugandese (come, del resto, non furono mai riconosciute le loro visioni).

Nello stesso 1989 il gruppo decise di scegliersi un nome, formando il Movimento per la Restaurazione dei Dieci Comandamenti di Dio (RTCG), il cui scopo era un rispetto rigorosissimo dei Dieci Comandamenti e la diffusione del messaggio della Madonna su un’imminente apocalisse. La RTCG attrasse diverse suore e molti sacerdoti cattolici spretati o sospesi a divinis, come Paul Ikazire (un ex membro del Movimento dello Spirito Santo, vedi sotto) e i domenicani John Kamagara e Dominic Kataribabo. L’adesione di quest’ultimo fece scalpore nell’ambiente cattolico locale: si trattava, dopotutto, di un popolare teologo con una solida preparazione, ed aveva ottenuto un Ph.D. negli Stati Uniti, dove pare fosse entrato in contatto con gruppi sedevacantisti e conclavisti, come quello di Little Pebble (al secolo William Kamm).

La teologia del RTCG

La RTCG, come dice il nome spesso, mirava, secondo Kataribabo, alla “restaurazione”, a dir poco maniacale, dei Dieci Comandamenti di Dio, a loro parere poco rispettati, e perciò, per rispettare il 6° Comandamento (Non commettere atti impuri) essa aveva abolito ogni rapporto sessuale, mentre per non trasgredire l’8° (Non dire falsa testimonianza), i membri parlavano raramente, preferendo piuttosto utilizzare il linguaggio dei segni!

Kataribabo fu anche l’autore del manifesto in sedici capitoli della RTCG, A Timely Message from Heaven. The End of the Present Time (Un tempestivo messaggio dal Cielo: la fine del tempo presente), un testo cattolico ultraconservatore che enfatizzava l’apocalisse, la fine del mondo previsto per il 31 dicembre 1999.

Il trasferimento a Kanungu

Nel 1992 il gruppo fu espulso dagli anziani del villaggio di Rwashamaire, anche dietro le insistenze dell’esasperata moglie di Kibweteere, e si trasferì quindi a Kanungu, nel distretto di Rukungiri, dove il padre di Credonia Mwerinde aveva una vasta tenuta. In questo luogo fu posta la sede della RTCG, chiamata Ishayuriro rya Maria (Luogo di salvezza per la Vergine Maria) e nel 1997 le fu riconosciuto lo status di associazione religiosa legalmente riconosciuta. I seguaci della setta erano, nel frattempo, aumentati, raggiungendo probabilmente un numero di quasi 4.000 fedeli, nonostante i moniti del Vescovo di Mbarara, John Baptist Kakubi (n. 1929, vescovo: 1960-1991). Furono aperte delle scuole per i figli dei seguaci, anche se nel 1998 una di queste scuole fu chiusa a seguito di denunce di maltrattamenti e malnutrizione dei 300 bambini che la frequentavano. I seguaci vestivano con tuniche o bianche (i capi), o verdi (i seguaci più “generosi” nel donare al momento di aderire) o nere (gli altri adepti).

Dopo la morte del padre della Mwerinde, Kibweteere divenne il leader del gruppo e formò un gruppo di 12 apostoli (6 uomini e 6 donne), ma in realtà il vero capo della setta rimase la veggente di colore. Man mano che passava il tempo, le prediche basate sull’imminente fine del mondo s’intensificavano: durante il Dies Irae sarebbero caduti sulla testa dei peccatori enormi serpenti e blocchi di cemento, l’acqua dei fiumi si sarebbe trasformata in sangue, ci sarebbero stati tre giorni di buio totale e solo i luoghi della setta sarebbero stati immuni da questo flagello.

L’atto finale

Passato il fatidico 31 dicembre 1999 ovviamente non accadde nulla, perciò la RTCG spostò la data al 17 marzo 2000, annunciando che in quel giorno sarebbe venuta la Madonna in persona a portare i propri fedeli in Cielo. Ciò nonostante, diversi adepti, come già era successo in un altro movimento apocalittico, l’Ordine del Tempio Solare, chiesero indietro i loro soldi, generosamente versati nelle casse del movimento. Eppure molti rimasero e, avvicinandosi la data fatidica, obbedirono anche all’ordine di vendere tutti i loro beni e di pagare i propri debiti.

In quegli ultimi giorni, gli aderenti alla setta avevano visitato i villaggi circostanti per annunciare, come si diceva, che “la Vergine Maria aveva promesso di apparire loro e di condurli in paradiso” ed infine il gruppo aveva organizzato una festa, macellando tre buoi e comprando 70 casse di Coca-Cola.

Quello che successo in seguito non è ancora chiaro: il 17 marzo 2000, dopo che i testimoni riferirono di un forte odore di benzina seguito da una o più esplosioni, la chiesa (fatta di legno) della setta prese fuoco con all’interno 530 fedeli (su questo numero le fonti divergono: alcuni propendono per 330), convenuti per pregare e cantare. Secondo le agenzie di stampa, essi si erano cosparsi di benzina, dandovi fuoco e lasciandosi intenzionalmente bruciare vivi, ma va segnalato che le porte e le finestre della chiesa erano state sprangate dall’esterno con assi di legno inchiodate, che diversi di loro erano stati avvelenati prima del rogo, e che, infine, alcuni cadaveri presentavano segni di bastonate, strozzamenti o colpi di accetta.

Tra l’altro, non fu possibile individuare tra i morti i tre leader della setta, Dominic Kataribabo, Joseph Kibweteere e Credonia Mwerinde, e le autorità ugandesi, che tuttora non credono alla loro morte (secondo una testimonianza di un membro scampato all’eccidio, Kibweteere e Mwerinde erano scappati, poco prima dell’incendio, con dei sacchi, forse contenenti la cassa della setta), hanno posto una taglia sulla loro testa per strage, sebbene, invece, alcuni continuano a pensare che essi siano periti (almeno quasi sicuramente Kataribabo) tra le fiamme.

Ma gli orrori connessi al RTCG non erano finiti:

  • La polizia scoprì sul luogo cinque latrine, ricoperte di cemento fresco: sotto la superficie, vi erano i cadaveri di sei uomini, alcuni avvelenati ed altri squartati.
  • Il 25 marzo, vicino a Buhunga, furono ritrovato 153 (59 bambini e 94 adulti) cadaveri (morti da qualche settimana) sotto il pavimento in una casa isolata di appartenenza della setta.
  • Il 27 marzo, altri 155 corpi privi di vita furono ritrovati a Rugazi, nella tenuta di proprietà di Kataribabo. Erano stati pugnalati o strozzati ed anch’essi erano morti da più di un mese.
  • Il 30 marzo, altra macabra scoperta: 81 corpi (tra cui 44 bambini) furono trovati a Rushojwa, nella fattoria di uno dei dirigenti, Joseph Nymurinda.
  • Infine il 27 aprile il ritrovamento di una fossa comune con 55 cadaveri in un sito della setta a Buziga, vicino alla capitale Kampala.

Il che porterebbe il totale delle vittime a circa 980 (anche se le cifre ufficiali della polizia ugandese parla di 780 per l’impossibilità di contare il numero di vittime nel rogo della chiesa di Kanungu), superando perfino il numero di coloro che persero la vita in un’altra simile immane tragedia: il massacro a Jonestown, in Guyana degli adepti del Tempio del Popolo.

Altre sette ugandesi

Secondo Massimo Introvigne, l’Uganda è caratterizzata per la presenza di centinaia di sette apocalittiche o millenariste, tra le quali si possono segnalare:

  • Holy Spirit Movement (Movimento dello Spirito Santo). Una setta cristiana apocalittica e violenta originaria dell’Uganda settentrionale, il cui leader era la profetessa Alice Auma (1956-2007), detta Lakwena (cioè messaggero), e caratterizzata da una guerriglia contro le truppe governative tra il 1985 ed il 1996, durante la quale centinaia di seguaci del gruppo morirono in attacchi suicidi, poiché erano stati convinti dalla Lakwena della loro immunità – contro i proiettili - garantita da un olio santo.
  • Lord’s Resistance Army (Esercito della Resistenza del Signore) (LRA), sanguinario gruppo cristiano fondamentalista, fondato da Joseph Kony (n. 1962), il quale dice di essersi ispirato dal movimento di Alice Lakwena (di cui pare che sia un lontano cugino): lui stesso si proclama di essere un tramite dello Spirito Santo ed il suo obiettivo è di governare l’Uganda, basandosi sull’applicazione dei Dieci Comandamenti. Il gruppo è tristemente noto per le atrocità commesse nei villaggi del nord del paese (uccisioni, torture, stupro, mutilazioni) e per i rapimenti di 20.000 bambini, da trasformare in schiavi sessuali (le femmine) e soldati (i maschi) nel corso di uno dei più lunghi conflitti (18 anni) dell’Africa. Questo ha generato il fenomeno dei pendolari notturni, cioè bambini e ragazzi del luogo (tra 8 e 14 anni), che al calare della sera, camminando anche per 20 km. dai villaggi o dai campi profughi, preferiscono passare la notte in città più protette, come Gulu (la seconda città dell’Uganda), per sfuggire all’incubo di un probabile rapimento notturno.
  • World Message Last Warning (Messaggio mondiale dell'ultimo avvertimento). Una chiesa millenarista apocalittica, fondata da Wilson Bushara (n. 1958), che, nell’attesa dell’Apocalisse (prevista per il giugno 1999 e poi aggiornata al 2000), aveva convinto i seguaci a vendere tutti i loro beni alla sua chiesa. Nel settembre 1999 un migliaio di membri, presenti in un campo di proprietà della setta nei pressi della cittadina di Luwero, erano stati arrestati (ma fu poi trattenuto solo Bushara, arrestato nel luglio 2000, e quattro suoi collaboratori), sotto l’accusa di stupro, furto e sequestro di persona: infatti, secondo la polizia, sette ragazze minorenni erano state sequestrate e ripetutamente violentate.
  • Comunità di Nabassa Gwajwa , una giovane sacerdotessa (n. 1980), che asseriva di essere un profeta morto nel 1996 ma rimandato da Dio sulla Terra per convincere i fedeli a pentirsi prima del 2000. Aveva fondato a Ntusi un centro, dove lei praticava un culto misto tra Cristianesimo e religioni locali, e i suoi seguaci affermavano che la loro leader si nutriva solo di miele. Nel novembre 1999 la polizia smantellò l’organizzazione di circa 500 persone, arrestandone i capi.